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G.R.O.W. parte 2

L’impianto metodologico del Coaching

Una volta definiti i diversi obiettivi, è necessario chiarire la situazione attuale, la realtà, ovvero la fase 2 del GROW.

 

FASE 2 – REALTÀ

Come ti dicevo già prima, è essenziale avere uno scopo per attribuire valore e direzione a qualsiasi discussione.

Anche se gli obiettivi si possono definire solo in modo vago prima di analizzare nei dettagli la realtà, occorre comunque farlo prima. In seguito, quando la realtà sarà chiara, gli obiettivi potranno essere ulteriormente precisati, o addirittura modificati se la situazione si rivelerà un po’ diversa da ciò che si pensava prima.

In questa fase, la persona prende atto delle condizioni di partenza, di “dove si trova” per individuare il gap da colmare e creare un ponte che colleghi la situazione attuale e quella desiderata, il presente e il futuro.

 

GAP DA COLMARE

 

Qui bisogna fare quello che io chiamo “Esercizio della realtà”, prendendo consapevolezza dei giudizi e dei punti di vista che fino a quel momento hanno impedito il raggiungimento dell’obiettivo e individuando gli ostacoli da superare.

ESERCIZIO DELLA REALTÀ
OSTACOLI DA SUPERARE

 

Nell’esame della realtà confluiscono sia la situazione concreta e oggettiva esterna e sia le convinzioni soggettive, e quindi interne, per cui occorre acquisire consapevolezza.

 

SITUAZIONE OGGETTIVA
CONVINZIONI SOGGETTIVE

 

Perché, solo avendo un quadro chiaro e specifico della realtà saranno poi possibili scelte consapevoli e responsabili, che attingono positivamente dal vissuto e che sono proiettate verso il futuro desiderato.

FASE 3 – OPZIONI

A questo punto, nella fase 3, bisogna valutare le possibili Opzioni, le varie scelte a disposizione per raggiungere l’obiettivo.

Si tratta di una fase di Brainstorming, in cui spesso si aprono orizzonti inesplorati, possibilità e risorse che la persona non credeva di avere a disposizione.

Perciò produci quante più alternative possibili, evitando censure e senza cercare subito la risposta giusta.

Qui, in questa fase, la quantità delle opzioni è più importante rispetto alla qualità delle stesse perché consente di sviluppare una maggiore creatività.

E questo grazie alle domande di questo potente strumento di Coaching, come queste ad esempio:

Quali diversi tipi di opzioni hai per raggiungere il tuo obiettivo?

QUALI DIVERSI TIPI DI OPZIONI HAI PER RAGGIUNGERE IL TUO OBIETTIVO?

Cos’altro potresti fare?

COS’ALTRO POTRESTI FARE?

E se facessi questo, cosa accadrebbe?

E SE FACESSI QUESTO, COSA ACCADREBBE?

Chi ha già realizzato questo obiettivo, come ci è riuscito?

CHI HA GIÀ REALIZZATO QUESTO OBIETTIVO, COME CI È RIUSCITO?

 

Quando avrai generato una serie di opzioni, valutando vantaggi e svantaggi di ognuna, potrai individuare le opzioni percorribili o quella migliore per te in quel momento.

Questa, subito dopo, va declinata in un vero e proprio piano d’azione.

 

Infatti, eccoci giunti alla quarta fase del modello, il Piano d’Azione.

 

FASE 4 – PIANO D’AZIONE

Questa quarta e ultima fase rappresenta l’espressione della tua scelta.

Sei sei all’interno di una sessione di Coaching formale, è quella in cui il Coach Professionista ti aiuta a definire le azioni che concretizzeranno la tua volontà.

Questo perché il Coach non fornisce soluzioni ma ti accompagna nella scelta della messa in pratica della o delle tue migliori opzioni per raggiungere l’obiettivo.

Si tratta quindi di esprimere le azioni concrete da fare, attraverso domande che consentono di dettagliare maggiormente il piano.

 

Ecco le domande:

COSA (what)?

Cosa farai esattamente?

COME (how)?

Come lo farai? In che modo metterai in pratica le azioni che hai previsto di compiere.

QUANDO (when)?

Quando lo farai? Perché solo quando si definisce qualcosa all’interno di un limite temporale, si passa da un piano ideale ad uno reale.

PERCHÈ (why)?

Perché lo farai? Infatti, è indispensabile verificare la direzione dell’azione e le motivazioni più profonde che inducono a compierle.

CHI (who) ?

Con chi lo farai? Individuare persone e alleanze che possono aiutarti a raggiungere l’obiettivo, favorisce la riuscita del piano d’azione attraverso risorse esterne e supporti per superare eventuali ostacoli che dovessero presentarsi lungo il percorso.

DOVE (where)?

Dove lo farai? È bene anche riflettere su quali sono i luoghi e gli ambienti decisivi in cui attuerai le tue azioni.

Questa fase è molto importante perché, una volta terminata la sessione, tocca a te “fare”.

TOCCA A TE “FARE”

Il Coach ha infatti responsabilità rispetto alla sessione ed al processo di Coaching: non può di certo entrare in azione al posto del Coachee ma il suo lavoro va esattamente in questa direzione: far agire il cliente. E quanto più chiaro e dettagliato sarà il piano d’azione nella fase Will, tanto più tu inizierai a “fare” in modo efficiente.
Come avrai intuito, questo modello ti aiuta a definire una “road map” all’interno della quale muoverti attraverso il piano d’azione delineato che potrà sempre essere oggetto di modifiche, sulla base delle scelte che progressivamente farai.

 

Questo proprio perché il Coaching è un processo in divenire.

 

Quando lavori con questo modello di Coaching i risultati sono immediati.

 

Puoi provarci da solo con tutte le indicazioni che ti ho fornito in questo video oppure possiamo farlo insieme nel corso Coaching Way, nel frattempo iscriviti al workshop gratuito.

 

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